Ticinonews, 8 luglio 2013, ore 11.49
La
festa di San Firmino, a Pamplona, ha già registrato 47 feriti nella
caratteristica corsa di migliaia di persone davanti ai tori. Non tutti,
però, sono stati vittime dei tori: una ventina sono dovuti a contusioni
riportate nelle cadute a causa della grande calca.
Le celebrazioni in onore del protettore di Pamplona - capitale della
Navarra - hanno origine medioevale e sono caratterizzate
dall'"encierro", una corsa di 825 metri per le viuzze in pietra del
centro storico nella quale migliaia di persone tentano di correre
davanti a una sestina di tori. Ogni mattina, dal 7 al 14 luglio, alle 8
si svolge un encierro, quello di oggi è stato il più veloce, con 2
minuti e 27 secondi.
Le feste di San Firmino sono considerate tra le più famose al mondo dopo
il carnevale di Rio e l'Oktoberfest di Monaco e ogni anno radunano
decine di migliaia di turisti, tanto che la popolazione di Pamplona,
circa 200 mila abitanti, si raddoppia.
Pochi. Sono pochi 47 feriti. E il toro? I tori come stanno?
Cosa ne è stato di loro o cosa ne sarà? Chi li ha guardati negli occhi vedendo esseri
spaventati, istigati e torturati dai presenti? Sono 47 feriti per scelta. Loro
sono andati lì, loro si sono fatti rincorrere, loro si sono accalcati nella
folla impazzita, loro chiamano questa “festa” un “divertimento”. E c’è ancora
qualcuno di noi che si preoccupa della loro salute? Siamo di fronte a una
violazione dei diritti animali (una delle tante, purtroppo) e i giornalisti (in
generale) scrivono di uomini feriti. Vorrei che qualcuno potesse redigere un
articolo constatando i danni fisici e psichici degli animali coinvolti,
costretti in una stupida corsa che si continua a vantare come “tradizione
medievale”.
Nel Medioevo si
torturavano donne accusate di stregoneria, di impalavano i prigionieri, si
infliggevano pene come il rogo o la pubblica ghigliottina, si sottoponevano gli
interrogati a lunghi periodi di assenza di cibo; inoltre esisteva il Tribunale
dell’inquisizione dove, ad esempio, venivano utilizzati metodi di punizioni
come i tratti di corda (ovvero sollevare con carrucole l’imputato con le mani
legate dietro la schiena e poi farlo cadere), la culla di Giuda (posizionare
gli orifizi dell’imputato sulla punta piramidale dell’oggetto e lasciarlo per
lungo tempo), la gabbia (le persone venivano messe all’interno di una gabbia a
forma di corpo, esposti al sole o a pubblico appannaggio), lo straziatoio del
seno, la cremagliera (telaio di
legno con due tiranti fissati al fondo e altri in alto, quando il
torturatore girava la maniglia le corde tiravano le braccia della vittima), la
ruota (gli arti dell’imputato erano legati ai raggi di una grande ruota, questa
veniva fatta girare e si rompevano le ossa del malcapitato con un martello di
ferro), lo spaccatesta (per comprimere lentamente la testa e quindi spaccarla),
la sega (con la vittima legata a testa in giù in modo che fosse cosciente il più
a lungo possibile), lo spaccaginocchio (punte affilate sui lati che si
comprimevano sull’arto girando una maniglia, penetrando così nella carne), … E
potrei andare avanti ancora. Gli ultimi due strumenti, guarda caso, erano
utilizzati maggiormente dall’inquisizione spagnola.
Vi
chiederete: questo cosa c’entra? Beh, alcune “tradizioni” Medievali perdurano
nonostante la loro raccapricciante crudeltà: come mai non sono state eliminate
come le torture sopra descritte? “Solamente” perché “i tori sono solo degli
animali”? Abbiate coerenza: smettete queste corse di morte oppure abbiate il
coraggio di reintrodurre i metodi punitivi di un tempo.
Un giorno
scoprirete di aver massacrato i vostri fratelli. E sarà troppo tardi.
Noi agiamo ORA.