Sono tempi durissimi, per gli animali non umani. Tempi nei
quali si inneggia al progresso (personale, evolutivo, tecnologico, scientifico,
medico, strutturale, …), ma che pochi osano scandagliare nel profondo. Negli
abissi di questo pseudo progresso, troviamo le rovine di grandi navi un tempo
condotte nel mare della società da capitani pieni di forza di volontà, coraggio,
senso di giustizia e determinazione. Persone che hanno donato tutto il loro essere
nel nome di cause serie e fondate. Tra queste, la causa animale. Certo, alcune
navi stanno solcando i mari proprio nel momento in cui sto scrivendo e a loro
vanno le mie più profonde ammirazioni, la mia stima, il mio appoggio, il mio
attivismo e il mio credo. Purtroppo, però, l’opposizione dei cavalieri che
trottano su pile e pile di denaro… si fa sentire più forte che mai. Agli
attivisti per i giusti diritti degli animali non umani, si contrappongono gli
interessi capitalistici di innumerevoli industrie: dalle farmaceutiche alle scientifiche,
passando per le alimentari e agricole, per finire alle mediche, alle conciarie
e via discorrendo. Numerose persone che lottano per gli animali non umani si
ritrovano circondate da utili globali
inimmaginabili.
È il caso di spiegare a fondo quanto un animalista si
ritrovi in difficoltà sempre maggiori, cominciando dalle più prossime a loro
stessi. Gli attivisti, i volontari e coloro che mettono il cuore in questa
causa, sono sottoposti a pressioni e situazioni che definisco “a piramide”.
1.
In primis, la sofferenza personale. Essa è
composta: dal dolore nel vedere le brutture (a volte inconcepibili per chi non
le ha mai vissute) alle quali sono sottoposti gli animali non umani (domestici,
da reddito, da lavoro, da combattimento, …); dalla disperazione provata nel
mettersi nei panni degli stessi; da ore ed ore di cammini o viaggi intrapresi
per aiutare qualunque specie; dal sonno turbato da quanto hanno veduto o dalle
chiamate di emergenza; dal cedimento della propria forza fisica e morale; dal
terribile senso di impotenza e frustrazione che nasce dalla consapevolezza di
non poter aiutare tutte le creature; … È così, si soffre indicibilmente,
ininterrottamente, sinceramente. Si soffre per gli animali (i nostri fratelli) non
per sé stessi. Per questo è così difficile. Le persone che lottano preferiscono
patire un tormento totalmente personale, piuttosto che farlo subire alle altre
creature. E questo non è affatto stupido: è il senso della vita.
2.
Poi arriva il passo delicato, che per coloro che
non sanno sembra il più facile: coinvolgere amici, parenti, colleghi e conoscenti. Riuscire ad
entrare nel cuore dei famigliari e delle persone che si stimano, è assai arduo.
Non perché loro non credano veramente nella causa, bensì perché il sistema ha
perpetrato il silenzioso e graduale lavaggio al cervello. Pochi riescono a
vedere una mucca osservando una bistecca, come pochi vedono un maiale
affettando un salame e via dicendo. Per non parlare degli oggetti di uso comune
o dei medicinali, tanto per citarne un paio. I primi fatti di pelle, cuoio,
lana e i secondi sperimentati devastando creature sezienti ma immobilizzate e
torturate. Non mancano nemmeno il classico riferimento ai tempi andati o all’estremismo.
Frasi come “prima non eri così” o “un tempo mangiavi la carne” (spesso
pronunciate sorridendo ironicamente o con toni provocatori) non significano
nulla: dovreste ammirarci perché è scattato un “clic” nella nostra mente e
siamo finiti sulla sponda di coloro che hanno compreso e hanno conseguentemente
deciso di cambiare radicalmente, disinteressandosi del sistema. Inoltre,
manifestare pubblicamente le proprie idee di libertà e giustizia non è affatto
un estremismo, ma la dovuta conseguenza del “clic” citato pocanzi. Amici e
parenti sono (e saranno sempre) coloro che meno seguono l’amico, il figlio, il
fratello, la sorella (etc) nella causa animale.
3.
L’altro gradino è vivere “fuori”. Chiunque
cammini in direzione di un mondo migliore, sa benissimo quanto sia difficoltoso
continuare la propria vita nella società. L'animalista vede il mondo con occhi diversi
e niente di ciò che gli si para dinnanzi può renderlo sinceramente felice. Ad
ogni passo si incontrano ristoranti e supermercati con la morte in vetrina,
macellerie, pollerie, pescherie, caseifici, pelletterie che mostrano gli ultimi capi in
pelle o pelliccia, farmacie, pubblicità ricche di animali sorridenti, zoo,
circhi, laboratori, istituti di ricerca, … Tutto questo fa tornare al punto 1:
la sofferenza personale. Recarsi in luoghi sociali diventa uno sforzo, intrattenere
rapporti amichevoli pure. Ci si sente come i peggiori fumatori in mezzo a
centinaia di bambini innocenti e si è trattati di conseguenza. Chiedere un
piatto vegano, per la società sembra qualcosa di cui vergognarsi; cercare
scarpe in materiali sintetici induce le commesse a chiedersi come mai o ad
additarci come “clienti complicati”, … Potrei continuare per molto, ma non è
necessario.
4.
Anche esprimere le proprie opinioni in merito ad argomenti legati agli animali non umano è complesso. Parlare di caccia, di
spettacoli circensi, di macellazione, di produzione di uova o latticini, di
vivisezione o altro ancora, induce gli interlocutori a tre modi di reazione
(atti soprattutto a vanificare e/o demolire le parole ascoltate). Il primo è lo
scherno: deridere le opinioni informate di un animalista è il metodo per
eccellenza. Questo permette agli altri di minimizzare l’impatto della verità
esposta e di cercare di indurre la persona ad ammettere un’ignoranza in
materia. Il secondo è il finto dibattito informato: gli interlocutori cercano
di screditare la persona adducendo a leggende metropolitane, a bugie delle multinazionali,
a “sentiti dire” discutibili nonché biasimabili
e cliché da slogan pubblicitari. Il terzo modo, assai apprezzato dagli
oppositori è l’arrabbiatura: cercare di aizzare polemica o avventarsi contro
colui che esprime la causa animale è un metodo comprovato e, benché inefficace,
molto seguito. La storia ci insegna che è anche la maniera utilizzata da chi
non ha ulteriori argomentazioni da esporre, né tantomeno da sfruttare per
cercare di distruggere le tesi altrui. Non di rado, gli animalisti sono esposti
a minacce (dalle più innocue fino a quelle di morte imminente), a pestaggi, a
insulti pesanti e a contro-cortei di protesta.
5.
Arriviamo alle industrie citate inizialmente.
Qui parliamo di miliardi e miliardi di fatturato proveniente dall’increscioso e
crudele sfruttamento degli animali non umani. È un discorso davvero ampio, per
il quale si renderebbe necessario un lungo capitolo a parte. Cercando di riassumere,
però, vorrei immaginaste la mole di creature assassinate a nostro “beneficio”
(questo è ciò che vi fanno credere): sono torturati uccisi a scopo alimentare
più di 180 miliardi di animali ogni anno (per darvi un’idea, sono circa 310'000
animali ogni minuto!), nei laboratori di vivisezione (oggi chiamata “sperimentazione
animale”) sono torturati e uccisi circa 400 milioni di esseri, le industrie
della pelliccia ne scuoiano all’incirca 980 milioni (70 in allevamenti crudeli
e intensivi, 10 catturati in natura con metodi atroci, e 900 è il triste numero
di conigli). Senza contare i numeri celati, i “prodotti” che non ho elencato,
gli animali utilizzati per spettacoli, quelli tristemente obbligati a combattere
fino alla morte, eccetera.
Ogni industria (vedasi la lista all’inizio
del testo) ha il suo tornaconto. E chiunque può capire quanto a queste
multinazionali milionarie interessi zittire coloro che portano avanti la giustizia
animale.
6.
Giungiamo ai tenutari della paura. Vi chiederete
chi sono, ma sicuramente riuscirete a darvi le risposte che cercate dopo un
piccolo ragionamento.
a.
Ora mangiate carne, pesce, latticini e uova
perché vi hanno detto che senza non si può vivere, vi hanno detto che fanno
bene. Cominciano sin da piccoli e il sistema ci ingloba in questo ragionamento
ogni secondo della nostra vita, utilizzando ogni mezzo (ad oggi internet, la
televisione, i giornali, i medici, …). Se il valore del ferro cala, vi dicono
di mangiare carne rossa, se manca calcio vi dicono di bere latte, se mancano
gli omega3 di mangiare pesce, se manca vitamina H di ingozzarvi di uova, se
avete problemi intestinali di nutrirvi con un po’ di parmigiano, …
b.
Ora utilizzate pillole per il mal di testa, per
l’influenza, per i dolori, per l’acidità, per la pressione, per la pelle secca,
per dormire, per stare svegli, per digerire, per l’aria nello stomaco, per la
concentrazione, per questo e per quello e per quell’altro ancora. Vi dicono che
senza di esse e senza antibiotici non riuscireste a superare nemmeno un’influenza.
E quando arrivano malattie molto più serie e purtroppo gravissime, vi curano
con un farmaco che (leggasi indicazioni scritte su di esso) “può provocare
tumori”.
Ad esempio, nessuno vi informa sul
mangiare semi di lino in modo da aumentare il ferro, noci per gli omega3;
nessuno vi dice che più proteine mangiate e più calcio eliminerete (e
ovviamente nessuno vi dirà che in natura esso si trova nei semi di sesamo, nel
cavolo verde e negli spinaci, nella quinoa, nelle arance, …); nessuno vi dice
che la vitamina H (biotina) si trova anche nella frutta secca, nel riso
integrale, nelle lenticchie, nei piselli, nei funghi, nei cavolfiori (…); chiaramente nessuno vi dice anche che il
parmigiano non protegge l’intestino, ma anzi favorisce la cattiva assimilazione
del lattosio in esso contenuto e quindi sarebbe meglio utilizzare un po’ di
lievito alimentare naturale. Inoltre
nessuno vi dice che ca. n terzo del grano prodotto nel mondo viene utilizzato
per l'alimentazione degli animali cosiddetti “da macello” (per “produrre” 1 kg
di carne servono 16-20 kg di vegetali) e che, nello stesso mondo, circa 200
milioni di bambini (e parliamo “solamente” di bambini, tralasciando gli adulti)
soffrono di denutrizione grave.
Infine, nessuno vi dice che la natura
ci ha offerto tutto ciò che serve per guarirci dai sintomi sgradevoli e dalle
malattie. Prendiamo ad esempio il macerato glicerico di ribes nero, che è il cortisone naturale (adatto ed efficacissimo, tra le altre cose, contro le allergie!). Senza che io stia ad elencarvi ogni cosa, potete scandagliare le enciclopedie
di erbe medicinali, di fitoterapia e tutto ciò che la medicina alternativa
(vegetale!) mette a disposizione. Non si tratta affatto di effetti placebo, ma
di veri e propri miracoli della nostra Terra. Certo, prima è bene
disintossicarsi da anni ed anni di sostanze chimiche, provate sulla pelle degli
animali non umani con sofferenze nemmeno esponibili (senza contane, in ultimissima
posizione sulla nostra scala dei valori, che la conformazione genetica non è
simile a quella degli animali umani e quindi totalmente inefficace).
Questo è il modo con cui il sistema
(multinazionali e persone “di potere”) vi tiene in pugno. Non devo aggiungere
altro: riflettete.
7.
Infine… l’ambiente. Pozzi petroliferi, aumento
esponenziale di automobili, centrali nucleari, industrie farmaceutiche (ancora
loro) che rilasciano polveri, fabbriche di prodotti vari, gli stessi
allevamenti intensivi (informatevi riguardo al metano, a tal proposito), aerei,
razzi, guerre (quindi missili, bombe, mine, ..), monocolture, sfruttamento
delle risorse idriche e generali, disboscamenti, … In tutto questo ci siamo
noi, ma soprattutto gli animali non umani. Sono sfrattati, uccisi
(volontariamente o meno), razziati, estinti. A causa di quanto ho descritto.
Tutte vittime del nostro “progresso”, della nostra avidità, della nostra sete
di possedere e sfruttare ogni creatura e ogni cosa presente sulla Terra. E per
cosa? Per un nostro tornaconto. Per soldi. Soldi che non ci serviranno, quando
il nostro corpo smetterà di funzionare. E non ci servirebbero (non in quantità
così grosse, almeno!) nemmeno oggi, se fossimo capaci di rispettare il nostro
Pianeta, convivere e collaborare. Senza interessi, ovviamente.
Stiamo
lottando contro tutto questo e a favore della Vita. Quella di tutte le
creature, compresa la nostra. Non ci si può battere unicamente per l’ambiente,
perché nell’ambiente ci sono anche gli animali. Non ci si può battere
unicamente per gli animali, perché vivono nell’ambiente. E non ci si può
battere unicamente per una delle cose, perché in tutto questo c’è anche l’animale
umano: noi. Ma siamo proprio noi il fungo infestante del mondo: nessun animale
non umano uccide per diletto, nessun animale disbosca, sporca, inquina, sfrutta
le risorse.. .come facciamo noi. Nessuno. Perciò NOI SIAMO IL PROBLEMA. E
dobbiamo capacitarcene. Dopo averlo fatto dobbiamo alzarci in piedi e cambiare
le cose. Non lamentarci, non aspettare, non demandare, non delegare: TUTTI
dobbiamo alzarci ORA e fare qualcosa di concreto e radicale. Senza mezzi
termini, senza eccezioni. Siamo schiavi di un sistema che ci vuole ignoranti e
ciechi. Perché molti lo accettano? Perché vi fate dirigere come statiche e
sterili marionette? Rispettiamo la VITA e facendo questo miglioriamo il mondo.
Non è difficile.
I nuovi
modelli di telefonini, tablet, PC, notebook, console di giochi, automobili,
orologi, stereo, … non vi cambieranno la vita in meglio. Sarete ulteriormente
schiavi, ulteriormente sottomessi (spesso senza rendervene conto) al volere del
Dio denaro e delle industrie che governano il mondo. Nessuno ha un Governo:
essi sono semplicemente pedine inconsapevoli (o consapevoli, dipende) delle
Corporates (ovvero le multinazionali globali e multimiliardarie).
Lo scopo di
chi lotta per le cause animali, non è apparire, né divenire famoso, né
tantomeno accaparrarsi qualcosa. Quando si intraprendono strade camminando con
il cuore, il lucro rimane a casa. Non guardateci sempre con occhio critico, ma
imparate ad osservare nel vostro piatto, nella vostra vita. Aiutateci nel
nostro obiettivo, che è limpido e chiaro: rendere il mondo un luogo pacifico,
felice e armonioso per TUTTI.
Sara Pettinaroli