Pasqua. 3 milioni e mezzo di agnelli macellati (dato riguardante solo l’Italia).
Secondo tutte le confessioni cristiane, nel giorno di Pasqua Gesù risorge.
I cristiani mangiano agnello riferendosi erroneamente alla frase di Dio che, annunciando al popolo di Israele di volerlo liberare dalla schiavitù in Egitto, esclamò: "in questa notte io passerò attraverso l'Egitto e colpirò a morte ogni primogenito egiziano, sia fra le genti che tra il bestiame". E ordinò di marcare le loro porte con del sangue d'agnello in modo che lui fosse in grado riconoscere chi colpire col suo castigo e chi no.
La Pasqua ebraica (Pèsach), invece, ricorda la liberazione del popolo israelita dall’Egitto e l’esodo verso la Terra promessa.
Gli ebrei mangiano agnello seguendo un antico comandamento riguardo la Pasqua ebraica che diceva di fare l'offerta dell'agnello il giorno 14 del mese ebraico di Nisan e di consumare quella stessa notte il sacrificio di Pèsach.
In entrambi i casi è comunemente usata la parola “festività”, che secondo i dizionari etimologici è una “dimostrazione di allegrezza e di gioia”.
La verità
La tradizione dell'agnello a Pasqua non ha nessuna argomentazione teologica sostenibile, innanzitutto perché la religione cristiana non è fondata sui sacrifici animali che sono non solo inutili (Lettera ai Romani), ma crudeli e sicuramente lontani dall'idea di amore e compassione verso ogni essere vivente. Il riferimento biblico al sangue dell'agnello presente nel libro dell'Esodo è un riferimento profetico al sangue dell'Unico e Vero Agnello di Dio: Gesù Cristo ("Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!" Gv 1,29) . Da rammentare che la cristianità fonda se stessa sulla fede di Gesù Cristo, non sul consumo di un agnello ("Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato" - 1 Corinzi 5,7) e nei Vangeli sinottici, dove si racconta l’ultima cena, l’agnello non compare.
Inoltre Mosè, secondo i testi dell’Esodo, non ha mai prescritto al popolo eletto l’agnello come cibo obbligatorio da consumare in occasione della Pasqua: solo più tardi, adottando i costumi della popolazione semi-nomade e pagana, gli ebrei hanno cominciato a consumare l’agnello in quel giorno.
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Purtroppo, con l’avvicinarsi della Pasqua (che, ormai, è divenuta una “festa” commerciale come la altre), gli scaffali si riempiono. Soprattutto quelli delle macellerie. Sono pieni di cadaveri di cuccioli portati via alla madre e uccisi da piccoli per un nostro (vostro, ndr) “piacere culinario”.
- Mi chiedo chi, al giorno d’oggi, è così crudele da non fare la connessione, da non vedere nel piatto il pianto di un piccolo di pecora che vuole vivere e che non sa perché gli stanno facendo del male.
- Voglio sapere chi crede ancora che la macellazione sia indolore, chi crede ancora che vivano bene prima di essere portati alla gogna, chi crede ancora che loro non sappiano.
- Voglio sapere chi non s’immagina l’agnellino che cerca la mamma, che urla perché sente nell’aria l’odore dei suoi fratellini morti e ode le grida di coloro che stanno ammazzando in quel momento.
- Voglio sapere chi riesce ancora a disinteressarsi di tutto questo, a staccarsi dalla realtà o, peggio, a fregarsene.
- Voglio sapere come giustificate ai vostri figli il piatto principale della “festa” di Pasqua e voglio sapere come potete chiamarla in quel modo.
- Voglio sapere perché continuate a essere egoisti, a dire che “non potete farne a meno perché l’agnello è buono”. BUONO! Il cadavere di un cucciolo è buono! Come se fosse una giustificazione.
- Voglio sapere se riuscire a immaginare quanto dolore patiscono quei poveri animaletti e quanto ne provino le loro madri, strappate ai figli. Se lo facessero con voi?
- E voglio sapere anche se sapete quanto dolore proviamo noi, che lottiamo contro queste orribili ingiustizie, contro l’oscenità della morte; che lottiamo per quelle povere creature che non riescono a esprimersi nella nostra lingua.
Ma per voi sono tradizioni: guai a rinnegarle.
La morte? Basta che non tocchi la vostra cerchia…. E tutto va bene.