Fanno scalpore le immagini che giungono dalla spiaggia di Sanya, in
Cina. Un delfino resta arenato a pochi metri dalla riva e, mentre un
bagnante chiede l'intervento delle autorità competenti per riportarlo al
largo, altre persone ne approfittano per scattare una foto ricordo con
l'animale. Trenta minuti fatali fuori dall'acqua e il delfino muore. Ora
gli animalisti chiedono pene severe.
(altre fotografie le trovate nel servizio di TgCom)
Queste fotografie non lasciano dubbi a riguardo della
crudeltà umana. Non di tutti, ma di molti. Divertirsi e farsi immortalare
curante l’agonia di un essere vivente è quanto di più spregevole e aberrante si
possa fare. Chissà se questi baldi giovani si sarebbero scattati una fotografia
abbracciando una donna o un uomo moribondi, sapendo che di lì a poco sarebbero
morti. Io credo di no e questo aumenta l’ipocrisia e il pensiero distorto di
queste “persone”.
Hanno privato un essere del suo ambiente vitale: l’acqua. E
lo hanno fatto in un momento cruciale: entra stava lottando per la vita. Quali
pensieri avranno bombardato la mente di questo povero delfino? Cosa avrà
pensato nei confronti di quelli che potevano essere i suoi salvatori e si sono
invece rivelati suoi aguzzini? Questa creatura ha sofferto moltissimo. Potevano
curarlo, potevano salvarlo, potevano fare un’azione che avrebbe cambiato le
loro vite per sempre, ma soprattutto avrebbe permesso a un abitante del Pianeta
Terra di continuare il suo ciclo e portare amore nell’ambiente acquatico.
Provo una profonda vergogna sapendo si appartenere alla
stessa specie animale di quegli assassini a torso nudo. Sento le lacrime
scorrere, un dolore profondo nel cuore e la distruttività di un’impotenza che
sempre più sovrasta i miei giorni e quelli di chi si adopera per gli animali
non umani.
Cosa dire? Non ci sono parole. Solo un ricordo per quel
delfino che mentalmente ho chiamato Glare (bagliore). Che tu possa trovare pace
laddove gli umani non esistono…..