venerdì 8 novembre 2013

Il circo e le lacrime






Da domani fino al 17 novembre, il circo sarà in Ticino. Dai 20 ai 75 franchi per sedersi ad “ammirare” il risultato di torture indicibili. Cavalli, lama, elefanti e altri animali cercheranno di fare il loro meglio e navigare contro la loro natura. Non per farvi divertire, no: per non essere puniti. Le loro acrobazie sono frutto del terrore: quello di essere picchiati se sbagliano o non obbediscono. La vostra risata non può davvero esistere, né essere di gioia, spasso e meraviglia. Per loro è solo l’ultimo degli scherni, il traguardo finale della sofferenza.
Nella nostra vita abbiamo molte opportunità per svagarci, per spassarcela, per distrarre la mente dal quotidiano. Come mai alcuni scelgono il supplizio animale? Forse sono ancora convinti che le creature presentate negli spettacoli si svaghino e compiano acrobazie spontaneamente, per semplice bravura innata. No: lo fanno per intelligenza, ma non quella che pensate voi. La loro intelligenza non è l’acrobazia, ma il sapere che non facendo ciò che viene loro ordinato… saranno malmenati. Praticamente durante lo “spettacolo” l’animale si ricorda il dolore ed esegue l’esercizio per il quale ha ricevuto un comando. E non si tratta di piccole pacche sul sedere (che, in ogni caso, sarebbero già da condannare), ma pene molto più dolorose. Prima di passare a una descrizione volta a dare un’idea a chi ancora si nasconde dietro a un paio d’occhiali scuri o a chi davvero non è informato, voglio precisare che anche senza maltrattamenti, l’utilizzo (utilizzo!) di animali è comunque deplorevole. In natura (ovvero in libertà) gli animali - tralasciando i comportamenti naturali variabili da specie e specie - non ballano, non giocano col pallone, non fanno capriole, non si reggono sulle zampe anteriori o posteriori , non passano in cerchi di fuoco (nei confronti del quale, per istinto, provano un terrore puro), …
Quando i domatori (dal vocabolario Treccani: 1. Chi doma, e in partic. chi fa il mestiere di domare i cavalli, o le belve di un circo; 2. letter. Con riferimento al sign. fig. del verbo, chi assoggetta, o frena, o fa cessare, o costringe a cedere un animale che  si rifiuta di obbedire) vogliono insegnare acrobazie agli animali o quando quelli già “addestrati” si rifiutano di eseguire un ordine, passano ai maltrattamenti. A seconda dei casi (dei numeri che i domatori si sono prefissati) vengono usati sistemi diversi: piastre e pungoli elettrici, spilloni, denutrizione (come con le foche, su ammissione di Liana Orfei, che non si possono picchiare perché hanno la pelle delicata), percosse, privazioni e via discorrendo. Purtroppo essi sono anche legati con catene e costretti in spazi angusti e inadatti: gabbie troppo piccole (spesso non riescono nemmeno a stare eretti), condizioni igieniche inesistenti, oscurità.
Sovente gli animali muoiono a causa delle ferite indotte o per denutrizione. Quest’ultima è forzata per punirli in caso di disobbedienza, ma spesso sono loro stessi a rifiutarsi di mangiare per disperazione e terminale rassegnazione.
I maltrattamenti, però, non sono “solamente” questi. Il primo fra tutti è l’allontanamento dal loro ambiente naturale. La favola degli animali nati in gabbia esiste, ma spesso sono “semplicemente” catturati nel loro habitat naturale. L’importazione è vietata dalla convenzione di Washington, ma continua ad avvenire illegalmente. Dal momento della loro cattura e per tutta la vita, mancheranno i presupposti per soddisfare le loro esigenze etologiche e biologiche. Inoltre, queste creature soffrono il clima (sia esso freddo o caldo), considerando anche i continui spostamenti.

Molti paesi hanno vietato totalmente o parzialmente l’utilizzo degli animali nei circhi. Sfortunatamente mancano ancora diverse nazioni all’appello e una di queste è la Svizzera. Svizzera che ultimamente si è dimostrata alquanto insensibile di fronte alla causa animale e la legislazione anziché migliorare (come stanno facendo molti paesi nel mondo) sta peggiorando. La tutela verso le creature non umane è relegata in un piano inferiore rispetto a tutto e in qualunque disciplina.

Sogno ancora un giorno nel quale la popolazione si mobiliti, rifiutando di assistere a “spettacoli” del genere e chiedendo il divieto di esibizione di animali nei circhi e nelle manifestazioni più disparate. Quegli animali hanno madri, padri e figli. Soffrono pene inammissibili ogni giorno della loro “esistenza”. Sognano la libertà, sognano di poter condurre la loro vita normale nell’habitat naturale.
Astenetevi dal finanziare tutto questo, insegnate ai vostri figli il rispetto di ogni creatura: quando saranno grandi potranno guardarvi negli occhi e ringraziarvi, trasmettendo a loro volta il rispetto e l’amore che gli avete suggerito. Non sorridete di fronte ad un animale obbligato a fare il pagliaccio: indignatevi, anzi, e guardatelo negli occhi. Nel vostro sorriso c’è la sua lacrima.

Uniamoci. Miglioriamo insieme. Per favore. Aiutateli, aiutiamoci.