24° RI,
Rapporto Italia 2012 (Percorsi di ricerca nella società italiana), Cap. 1 (Vita
e morte)
In questo
Rapporto è contenuto un sondaggio nazionale dal quale si possono estrapolare
dati molto interessanti sul pensiero del popolo italiano nei confronti dell’ambiente,
dell’etica, della medicina, degli animali e dell’alimentazione.
Ho stilato
un elenco de dati principali che riguardano questi argomenti.
Alimentazione: il 3% del
campione dichiara di essere vegetariano (globalmente 2.3% uomini, 3.98% donne),
mentre lo 0.1% vegano (globalmente 0.2 donne, nessun uomo) . Il rimanente si
ritiene onnivoro o non ha voluto rispondere.
Motivazioni per vegetarianismo e
veganismo: 43.2% attenzione per la salute, 29.5% rispetto per la difesa dei
diritti animali e contro lo sfruttamento da parte dell’uomo, 4.5% tutela e
rispetto dell’ambiente. Rispetto questo risultato, le donne hanno a cuore
maggiormente a cuore gli animali e l’ambiente, mentre l’uomo la propria salute.
Geografia: i vegetariani sono maggiormente presenti nell’Italia
meridionale con l’8%, mentre i vegani esclusivamente
nel Nord Est con lo 0.7%.
Vivisezione: il 12.1% degli
intervistati la sostiene, mentre l’86.3% è schierato contro. Gli italiano
provano principalmente affetto (51.3%) e rispetto (35.9%) per le creature e il
42% ha in casa uno o più animali.
Caccia: sono il 21.4% le persone
favorevoli che si scontrano contro il 76.4% dei contrari alla pratica.
Medicina: sono il 14.5% le
persone che preferiscono ricorrere all’ausilio di medicinali non convenzionali,
rispetto all’83.5% degli italiani che invece utilizzano la medicina tradizionale.
Rimedi: all’interno della
medicina non convenzionale, le preferenze si intravedono nell’omeopatia
(70.6%), seguita da fitoterapia (39.2%), osteopatia (21.5%), agopuntura
(21&), chiropratica (17.2), medicina ayurvedica (8.9%), omotossicologia
(6.4%), medicina antroposofica (5.1%) e medicina tradizionale cinese (3.8%).
Etica: il testamento biologico riscuote
un enorme appoggio con i favorevoli al 65.8% contro il 30.9% dei contrari; l’eutanasia
è in bilico, con il 50.1% di sì e il 46.6% di no; il 58% degli stessi è
favorevole alla pillola abortiva; il suicidio assistito non è ben accolto con
il 71.6% di contrari e il 25.3 di favorevoli.
Certamente,
rispetto agli anni passati, si nota una “maturazione” (seppur minima) del
pensiero umano. L’utilizzo di rimedi alternativi in sostituzione alla medicina
tradizionale è un buon segno per la salute stessa, ma soprattutto perché per
questi metodi solitamente (ma non sempre!) non si ricorre alla vivisezione. Bisogna
anche tener conto che quell’83.5% di italiani orientati verso la medicina
tradizionale (e quindi chimica) sono plagiati dagli stereotipi, dalle credenze
popolari, dai medici stessi, dai media e dalle multinazionali che utilizzano il
metodo della diffusione della paura per tenere in scacco la popolazione.
Traspare un
costante timore verso la morte indotta, che però è senz’altro diminuito nel corso
degli anni. Sembra molto importante la possibilità (e quindi la libertà) di
ufficializzare le proprie volontà in casi di patologie gravi, stati vegetativi,
accanimento nelle cure: il testamento biologico è una necessità sentita e
diffusa.
Per quanto
riguarda gli animali, la salute umana sembra passare sempre al primo posto. Infatti,
la maggior parte degli uomini che seguono un’alimentazione vegetariana o vegana,
lo fa per la propria salute. In secondo luogo arrivano i diritti animali. Cosa
che, invece, le donne mettono in vetta.
Assolutamente
positivo il bilancio per quanto riguarda la vivisezione e la caccia: due “pratiche”
dalle quali la netta maggioranza degli intervistati si distanzia e si ritiene
contraria.
Da qui
possiamo chiederci come mai queste ricerche non implicano un ragionamento serio
da parte dei Governi che, lette le risposte, dovrebbero chinarsi sul problema
in maniera responsabile. I cittadini auspicano un cambiamento per quanto
riguarda il rispetto della vita animale e qualunque persona coscienziosa
assorbirebbe questi studi come uno specchio della società e dei suoi desideri.
Purtroppo anche qui entrano in gioco le corporates
con le loro strategie della paura, inducendo nell’essere umano l’errata
idea che la vivisezione sia necessaria. Un po’ come i cacciatori che si
difendono con la classica affermazione scorretta “se non ci fossimo noi non ci
sarebbe più un controllo della popolazione animale e saremmo sommersi dalla
selvaggina”. Non è forse il timore di essere prevaricati? E questo timore non
nasce semplicemente dal punto di vista meramente umano? Perché noi ragioniamo
così: se possiamo, prevarichiamo. La differenza è nel fatto che nessun animale
pensa una cosa simile. E, attenzione, non perché non sappia pensare, tutt’altro:
perché convive pacificamente con le altre creature dal Pianeta.
Ritengo che
il 24° Rapporto Italia (2012) sia un altro strumento di riflessione, necessario
per capire ciò che in troppi non vogliono vedere: la vita -qualunque e di
chiunque- vale più di ogni altra cosa.